Federlizia, la tizia della notizia

2.17.2006

Stupro meno grave se vittima non è vergine

Accolto ricorso di un uomo che violentò la figlia di 14 anni della convivente. «Danni più lievi»: aveva già avuto rapporti sessuali

ROMA - D'ora in poi gli stupratori sceglieranno con più cura le proprie vittime. Infatti la Corte di cassazione ha sentenziato che lo stupro di una minorenne non è grave in sé, ma è meno grave se la vittima ha già «avuto rapporti sessuali». «È lecito ritenere» che siano più «lievi» i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini prima dell'incontro con il violentatore. La Terza sezione penale della Cassazione ha infatti accolto il ricorso di Marco T., 41enne ex tossicodipendente, che violentò e minacciò la figlia di 14 anni della sua convivente e fu condannato in primo grado a Cagliari a tre anni e quattro mesi, sostenendo che la ragazza non era più vergine. I giudici sostengono che in questo caso la personalità della vittima, «dal punto di vista sessuale, è molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età». Così chi violenta una minorenne vissuta in un ambiente socialmente degradato e difficile come quello in oggetto, e della quale abusa essendo per di più il convivente della madre, può ottenere il riconoscimento di una «attenuante». La ragazzina aveva acconsentito a un rapporto orale dopo aver rifiutato un «rapporto completo», richiestogli con minaccia, ritenendo quello orale «meno rischioso» conoscendo i problemi dell'uomo con la droga.
SCONCERTANTE - «Questa sentenza è sconcertante», ha commentato la psicologa Maria Rita Parsi. «Altro che sconti di pena: questo è un vero e proprio abuso che va perseguito come atto di pedofilia perché a 13-14 anni si è ancora bambini. Non dimentichiamo», sottolinea Parsi, «che la stragrande maggioranza degli abusi avviene proprio nell'ambito familiare. A 13 anni una ragazzina che ha già avuto diversi rapporti con uomini di ogni età vive in un disagio talmente enorme che ha ancora più bisogno di protezione. È una sentenza che sconcerta, soprattuto se si pensa che l'autore degli abusi è il convivente della madre».
17 febbraio 2006